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Windows, computer e obsolescenza programmata: una riflessione

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L’obsolescenza pianificata o obsolescenza programmata è una strategia economica che definisce il ciclo di vita di un prodotto limitando il suo uso ad un periodo ben preciso. Essa è presente principalmente nei prodotti tecnologici e ne sono soggetti sia il software che l’hardware, benché sia quasi sempre impossibile dimostrarlo e rivalersi sui produttori.

Per strategie del tutto commerciali, l’uscita di nuovi sistemi operativi determina la morte dei precedenti, i quali, pur essendo ancora perfettamente funzionanti non vengono progressivamente più supportati ufficialmente, costringendo gli utenti ad aggiornarli o sostituirli con la nuova versione disponibile. D'altronde, è un principio molto semplice da comprendere: chi comprerebbe un nuovo prodotto, sobbarcandosi ore di lavoro per configurarlo e impararne l'uso, se quello che utilizza abitualmente lo soddisfa e mantiene inalterate le proprie funzionalità?

A partire dal 14 gennaio 2020 Microsoft concluderà la fase di supporto estesa di Windows 7 ( obsolescenza programmata) , il sistema operativo per PC e notebook attualmente più diffuso al mondo. Windows 7, non ricevendo più aggiornamenti, diverrà estremamente vulnerabile alle violazioni di sicurezza, ai virus e, in generale, a tutte le forme di minacce che fanno leva sull’obsolescenza dei protocolli, dei sistemi di cifratura e di autenticazione. Secondo l'esperienza dei nostri tecnici, pare che la sua obsolescenza sia già in qualche modo iniziata, dato che svariati aggiornamenti periodici stanno contribuendo ad appesantire visibilmente il sistema e, in alcuni casi, a renderlo instabile e bisognoso di ripristino

Ovviamente è impossibile dimostrare qualsivoglia strategia mirata da parte di Microsoft, che in passato ha comunque dichiarato pubblicamente quanto Windows 7 sia meno sicuro, affidabile e performante dell'ultimo Windows 10 (pur continuando ad aggiornarlo con gli stessi tipi di fix e migliorie dell'ultimo arrivato): qualsiasi sistema operativo Windows ha il suo codice sorgente blindato e ben protetto, caratteristica che differenzia da sempre i prodotti Microsoft da quelli open source. Diciamo solo che quando, con lo stesso hardware, si notano prestazioni ben differenti di Windows prima e dopo l'installazione di centinaia di aggiornamenti rilasciati tramite Windows Update, qualche domanda è più che lecito porsela.

Dopotutto, il tema dell'obsolescenza programmata non è una novità di questi tempi, dato che l'Antitrust italiano sta attualmente svolgendo indagini su Apple e Samsung per capire se i due big dell'industria mobile stiano sfruttando delle carenze di alcuni modelli di smartphone con qualche anno sulle spalle per rallentarli volutamente con aggiornamenti non ottimizzati o troppo pesanti da gestire. Chi può davvero sapere cosa contengano gli aggiornamenti, oltre alle solite falle della sicurezza? E, soprattutto, come si può garantire a un consumatore il suo sacrosanto diritto di poter beneficiare nel tempo delle stesse prestazioni elevate di un dispositivo pagato a caro prezzo al momento dell'uscita sul mercato? Speriamo che, a livello internazionale, le autorità preposte inizino a porsi sempre di più questo tipo di interrogativi e ottengano finalmente i mezzi per conoscere con chiarezza fin dove possono spingersi le strategie commerciali di sopravvivenza dei colossi dell'informatica e della comunicazione.