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Springsteen, Coldplay e l'eterna saga dei biglietti sold out in pochi secondi: colpa di bot e software illegali

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Non ci si fa molto caso finché non si rimane scottati personalmente, come in tutte le cose. Da giorni si fa un gran parlare sul web dei concerti dei Coldplay del prossimo luglio allo Stadio Meazza di San Siro (Milano) finiti sold out pochi secondi dopo l'apertura vendite dei biglietti, ma chi frequenta da tempo l'ambiente degli eventi dal vivo (di qualsiasi genere musicale) conosce da anni questo annoso problema.

I fan non riescono ad aggiudicarsi i ticket per gli eventi che aspettano da anni al prezzo stabilito legalmente dai promoter e subiscono la beffa di vedere che svariate agenzie di secondary ticketing (specializzate nella rivendita di biglietti precedentemente acquistati da canali ufficiali) li vendono dopo qualche minuto ad un costo duplicato o triplicato. È capitato anche mesi fa con Bruce Springsteen (sempre a San Siro) e capiterà puntualmente ogni qual volta un grande artista o gruppo di fama mondiale verrà chiamato ad esibirsi in stadi e palazzetti con posti limitati.

Al netto dei semplici fan, degli addetti "umani" di agenzie di secondary ticketing o dei bagarini "vecchio stampo" impegnati in prima persona nell'acquisto online di biglietti all'apertura delle vendite, è evidente che per mandare sold out in pochi secondi uno stadio con una capienza superiore a quella di 60mila posti deve esistere un sistema ben più complesso del semplice "chi arriva prima, meglio alloggia". Ormai è stata resa nota e ufficializzata, anche grazie ad indagini vere e proprie della procura di New York, l'esistenza di bot e software mirati scritti da abili programmatori in grado di scavalcare le procedure di sicurezza dei principali portali di vendita di biglietti e consentire l'acquisto perfino di mille biglietti in un colpo solo da parte di "bagarini tecnologici" senza scrupoli. Le uniche soluzioni in grado di arginare il problema sono l'adozione di biglietti nominali, ritirabili sul luogo dell'evento unicamente esibendo la carta di credito del titolare dell'acquisto (pratica già sperimentata con discreto successo, ad esempio, nel Regno Unito), e il potenziamento dei siti di vendita con le ultime tecnologie di sicurezza e cifratura. Ben più difficile pare invece la chiusura delle società di secondary ticketing, che operano quasi tutte rispettando (o aggirando) le leggi vigenti e si presentano spesso come soluzioni "amiche" degli spettatori, dato che permettono loro di rivendere biglietti di eventi a cui non possono partecipare al prezzo che vogliono (di cui poi, chiaramente, trattengono una percentuale).

Benché anche un normale spettatore possa improvvisarsi bagarino alzando il prezzo di un biglietto, è chiaro che il grosso del problema (cioè i sold out fulminei) deriva da persone che acquistano illegalmente lotti enormi di ticket, rendendo la ricerca di biglietti dal prezzo ipergonfiato l'unica opzione per le persone desiderose di assistere al concerto del proprio artista del cuore. Per battere chi sfrutta falle di codice di siti e server (molto spesso inadeguati) la soluzione non può che essere quella di adottare i protocolli di sicurezza di social network, caselle di posta e perfino portali di home banking, rendendo l'acquisto di biglietti un'esperienza leggermente più complessa per tutti ma quantomeno sicura e a prova di hacker. Tutto questo sempre che si abbia il concreto interesse a tutelare gli spettatori e non solo a far fuori tutti i biglietti di uno show in pochi minuti, ovviamente...