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Visione stereoscopica, natura, tecnologia ed emozione.

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Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima dal momento che anche da un semplice sguardo possiamo trarre informazioni sullo stato d’animo, sulle intenzioni o addirittura sul carattere delle persone.

 

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima dal momento che anche da un semplice sguardo possiamo trarre informazioni sullo stato d’animo, sulle intenzioni o addirittura sul carattere delle persone.

Con un po’di abitudine è possibile ottenere simili informazioni anche da altre specie, soprattutto quelle che ci sono più vicine sotto il profilo evolutivo, come le scimmie. In realtà i “messaggi” che riusciamo a cogliere nello sguardo sono trasmessi, più che dagli occhi, dalle palpebre, dalle sopracciglia e dalle rughe di espressione. I pesci però sono molto diversi da noi. Ad esempio non hanno sopracciglia ed a parte alcune eccezioni, non posseggono nemmeno le palpebre. Il più delle volte noi osserviamo con attenzione gli occhi dei pesci per motivi ben diversi dalla pura osservazione naturalistica. Ci soffermiamo sui loro occhi quando essi sono fuori dall’acqua, di solito morti, cercando di cogliere nella loro brillantezza e trasparenza un segno di freschezza prima di deciderne l’acquisto ed il consumo. Non a caso, una delle espressioni “in tema” maggiormente utilizzate per descrivere uno sguardo poco espressivo è “occhio da pesce lesso”.
Nonostante ciò sono molte le informazioni che possiamo ottenere osservando con attenzione gli occhi di un pesce. Infatti, come per tutte le strutture anatomiche in natura, anche per gli occhi, dimensione, posizione e funzionalità sono indicativi delle abitudini di vita di chi li possiede. Sicuramente l’acqua non è il mezzo migliore per la trasmissione della luce: gli occhi dei pesci sono quindi il frutto dell’adattamento al loro ambiente e pur non essendo la vista il loro senso più sviluppato, molti degli stimoli provenienti dall’ambiente circostante, passano attraverso i loro occhi.
Osservando uno scorfano, una tra le prime cose che colpisce, è la dimensione degli occhi rispetto a quella del corpo: un chiaro adattamento ad un ambiente scarsamente illuminato. Pur possedendo una retina di tipo piuttosto primitivo, con poca luce la quasi totalità dei pesci vede meglio di noi. Molti pesci hanno dietro la retina particolari cellule contenenti cristalli in grado di riflettere la luce allo scopo di aumentarne la sensibilità. Questo è il motivo per cui, illuminati dalle torce o dal lampo del flash, gli occhi sembrano emettere luce propria. Alla regola degli occhi grandi esistono numerose eccezioni: la murena ad esempio non ha occhi particolarmente grandi pur essendo un predatore notturno. La murena infatti sopperisce a questa carenza con una straordinaria capacità olfattiva grazie alla quale individua e cattura le prede.
Le foto ottenute impiegando ottiche supergrandangolari, rendono bene l’idea di come vedono i pesci: non a caso tali obiettivi vengono denominati fish-eye. Ciascun occhio ha infatti un campo visivo molto ampio, che si estende per ben 170° in orizzontale e 150° in verticale. Ciò si deve sia alla forma sferica del cristallino, sia al fatto che esso fuoriesce attraverso l’iride, sia al fatto che l’occhio nel suo complesso il più delle volte sporge rispetto alla superficie del corpo. Nella sogliola e nel rombo, ogni occhio è addirittura posto su un peduncolo mobilissimo che conferisce al pesce la capacità di scrutare l’ambiente circostante “a tutto tondo” ed in modo indipendente l’uno dall’altro standosene tranquillamente sepolto nella sabbia.
I pesci comunque vedono meglio frontalmente: i campi visivi dei due occhi, infatti, anteriormente si sovrappongono fino a creare un settore in cui la visione è stereoscopica. L’ampiezza di tale settore a visione binoculare dipende dalla posizione più o meno in avanti degli occhi, ed è generalmente maggiore nelle specie predatrici. In condizioni di riposo, l’occhio mette a fuoco a distanza ravvicinata: per la visione a lunga distanza il cristallino deve essere continuamente accomodato. Ciò non toglie che una cernia possa distinguere il movimento di un subacqueo a oltre 20m di distanza. L’accomodamento per la messa a fuoco avviene mediante lo spostamento avanti e indietro, tramite speciali muscoli, del cristallino stesso, analogamente a quanto accade negli obiettivi delle macchine fotografiche. L’occhio di un pesce non è in grado comunque di fornire immagini nitide degli oggetti posti più in là di qualche metro. A causa della forma del globo oculare in cui il cristallino è inserito, i pesci risultano relativamente miopi lungo l’asse ottico e relativamente presbiti al margine del campo visivo. Contrariamente a quanto si può pensare, questa caratteristica, quando è abbinata alla visione binoculare, consente ai pesci di catturare con grande precisione le loro prede e scorgere con largo anticipo i pericoli in arrivo. Pur essendo meno espressivi dei nostri, anche gli occhi dei pesci sanno trasmettere emozioni. Sono le stesse emozioni che qualunque subacqueo attento e curioso, è in grado di cogliere non appena si trova al disotto del pelo dell’acqua.

Sara Cotola  www.verdeacqua.eu