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Navigazione immersiva

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In questo periodo di grande sviluppo tecnologico, nascono nuovi tipi di vocaboli per descrivere lavori o servizi che si creano “ad hoc” per risolvere le ultime esigenze dettate dal mercato. Uno dei campi più inflazionati è la “realtà virtuale” ...

In questo periodo di grande sviluppo tecnologico, nascono nuovi tipi di vocaboli per descrivere lavori o servizi che si creano “ad hoc” per risolvere le ultime esigenze dettate dal mercato.

Uno dei campi più inflazionati è la “realtà virtuale”; questa ha lo scopo di riprodurre in modo realistico un ambiente e “immergerci” l’utente facendogli provare le stesse sensazioni che proverebbe se lo visitasse nella realtà, con il grande vantaggio di enfatizzare l’atmosfera con effetti speciali. I vocaboli per descrivere questo servizio si sprecano: virtual reality, virtual3D, 4D, navigazione immersiva, navigazione (o bolla) 360°, QTVR, tour virtuale, total immersion, etc.

Tutto questo crea una grande confusione “verbale” nel mercato, sia nel consumatore e molte volte anche nel produttore, chiamando impropriamente il proprio prodotto.

Analizzeremo adesso il prodotto “base” (bolla 360° o QTVR) di questa famiglia, propriamente chiamata “navigazione immersiva”, perché a prescindere del livello di dettaglio e della tecnologia usata il suo scopo è “immegere” e far “navigare” l’utente in un mondo virtuale, facendolo da un punto fisso (bolla 360° o QTVR) o da punti variabili (3D o Virtual Reality) attraverso un Game Engine o motore similare.

Come dice il nome, “Bolla 360°” o QTVR (QuickTime Virtual Reality), è la riproduzione di un luogo visitabile a 360°, dove posso ruotare la mia vista liberamente su tutti gli assi, da un punto fisso, cioè non ho la possibilità di “camminare” in questa stanza virtuale, a meno che non simulo la camminata (o il salto) ricostruendo la stessa stanza dal punto di vista del mio passo successivo.

Dopo aver scelto il luogo da riprodurre, devo scegliere il punto di vista migliore per l’utente e definire il tipo di ricostruzione che voglio fare (questa scelta cambia a seconda dell’uso del prodotto), posso andare dal disegno al 3D, dalla ripresa fotografica alla tecnica mista (3D + foto). Una volta scelto il punto di vista procedo a ricostruire il mondo circostante (il metodo più veloce e fedele è la ripresa fotografica), preparo le fotografie all’uso (il “come” lo vedremo in un articolo successivo) e le mappo nella gabbia che mi permette la navigazione, può essere a forma di sfera o di cubo. La sfera è più veloce da realizzare, il cubo invece è più lento, permette però un’interazione superiore nel caso voglia rendere interattivi alcuni oggetti della stanza, inoltre riduce molto l’effetto “mal di mare” quando mi giro velocemente nella vista.

Stefano Cravedi - Redazione DiGiNews

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